Oggi compio 160 anni e desidero festeggiare abbandonandomi alla piena del cuore e sfogliando con voi il mio avvincente album dei ricordi.
La mia prima campanella suona il 19 dicembre 1861. Infatti sono un coetaneo dell’Italia unita e, forse in misura non del tutto irrilevante, contribuisco a costruirne il profilo e le fortune.
Mi vuole il governo garibaldino, al fine di sottrarre all’impronta ecclesiastica la formazione della futura classe dirigente, e prendo il nome di Nicola Spedalieri (1740-1795, sacerdote originario di Bronte, filosofo e teologo di grande rilievo). La mia balia (un tempo detta preside) è un insigne studioso, monsignor Giuseppe Coco Zanghì; un modo per mettere d’accordo i 2 contendenti, lo spirito laico e quello religioso.
La mia prima casa si trova nei locali di piazza Duomo che avevano ospitato il Seminario Vescovile, confiscati, come altri beni ecclesiastici, agli antichi proprietari. Successivamente, nell’anno scolastico 1871-72, ci trasferiamo presso il monumentale monastero dei Benedettini e, nel 1969, nell’attuale sede di piazza Annibale Riccò.
Tenersi in forma è importante, per cui apprezzo tantissimo il regalo di compleanno dell’attuale Ministro dell’Istruzione: un cospicuo finanziamento finalizzato alla riqualificazione di alcuni ambienti.
Una delle cose di cui vado particolarmente fiero è il fatto che le mie aule hanno ospitato e ospitano educatori di notevole spessore culturale, ideale e pedagogico: ad esempio, “il vate etneo” Mario Rapisardi, fervente repubblicano e mazziniano; il preside Salvatore Cuccia, intellettuale dalla forte passione civile, in grado di ricordare nomi, cognomi, classe, sezione, indirizzo e numero civico di ogni docente e studente; la mitica prof.ssa La Pergola, insegnante di storia dell’arte e vicepreside (35 anni allo Spedalieri); il prof. Antonio Pagano, insegnante di latino madrelingua. Come non ricordare Don Francesco Ventorino, medaglia d’oro al valor filosofico; quando lui è in cattedra, non c’è nessun altro posto al mondo dove vorresti essere. E potrei continuare all’infinito con questi eroi eterni di storie antiche.
Su quale bilancia si pesa la vita di un liceo classico: sulla capacità di offrire cibo per l’anima, di suscitare motivazioni ideali trascinanti, di interrogare la luna come il pastore errante di Leopardi. Se apprendi qualcosa, diventerà presto obsoleto; se impari ad imparare, potrai adeguarti creativamente alla velocità del cambiamento e affrontare qualsiasi sfida.
Infatti, i ragazzi dello Spedalieri li riconosci subito, perché usano tutte la parole del vocabolario e danno la sensazione di poter addentare un pezzo di mondo. Vi presento alcuni semi di futuro sparsi nelle zolle della storia: Antonino di San Giuliano (ambasciatore e più volte ministro), il giurista e Rettore Orazio Condorelli e il latinista e Rettore Concetto Marchesi (entrambi parlamentari e membri dell’Assemblea costituente), il cardinale Salvatore Pappalardo, il Ministro per il Coordinamento delle Politiche Comunitarie e presidente della Corte costituzionale Antonio La Pergola, scrittori di levatura nazionale come Vitaliano Brancati e Ercole Patti (che si diploma con la strabiliante media del 6), Luciano Modica, docente alla Normale di Pisa e presidente della conferenza dei Rettori delle università italiane, fuoriclasse come Pippo Baudo e Tuccio Musumeci (<<tantu sceccu da essere ex allievo di tutte le scuole d’Italia>>).
Mi ricordo tutti i miei alunni: di quelli del primo anno che, come piccoli astronauti, vanno alla scoperta di un nuovo pianeta, con occhi sgranati pieni di stupore; e anche di coloro i quali frequentano la quinta e, a forza di guardare il mondo al contrario, riusciranno a capovolgerlo davvero.
Mi chiedo spesso: perchè i miei studenti tornano sempre, iscrivono i figli che, a loro volta, faranno lo stesso, riappaiono come docenti nei corridoi?
Una volta mi hanno risposto:” Per fare agli altri ciò che lo Spedalieri ha fatto a me: portare il fuoco, accendere il desiderio di sapere, aprire mondi”.
E il naufragar m’è dolce in questa storia.
Liceo classico Nicola Spedalieri.
Dal quotidiano “La Sicilia” del 19 dicembre 2021