Dallo scorso mese di ottobre il liceo classico ‘N. Spedalieri’ ha attivato un gemellaggio con il Sacred Heart College di Gweru. Le classi coinvolte nello scambio hanno avuto modo di incontrare su Meet i coetanei zimbabwiani ed entrare in contatto con una realtà distante e diversa dalla loro.
Le due scuole, rappresentate dai rispettivi dirigenti – prof.ssa Vincenza Ciraldo e Mr Kuda Kawazva – hanno firmato una convenzione congiunta che lega il nostro liceo e quello di Gweru in una serie di attività, occasioni di scambio e costante confronto, condotte in lingua inglese.
Sabato 19 febbraio u.s., il prof. Aldo Patania, il nostro gancio, è stato ospite presso la nostra scuola e ha incontrato gli alunni della 4 e 5 D e gli alunni della sezione Cambridge, 1, 2 e 3A. L’intervento del nostro referente ha offerto un chiaro e preciso quadro politico, economico e sociale della situazione in Zimbabwe, visto che il prof. Patania conosce bene il paese che visita regolarmente almeno una volta l’anno. L’esperienza è stata molto apprezzata da tutti gli studenti, che hanno interagito con instancabile curiosità:
“Personalmente ho trovato l’incontro molto interessante, specialmente per il fatto che non si sia trattato di una lezione frontale ma anzi molto partecipata. Si sono affrontate tante tematiche, dall’ambiente strettamente geografico, a quello economico e infine anche sociale. Ho apprezzato la capacità di coinvolgimento del professore Patania e ritengo che le risposte siano state molto esaustive. Inoltre ho apprezzato particolarmente l’introduzione iniziale che ci ha permesso di formulare diverse domande con consapevolezza dell’argomento. Sono riuscita a capire numerosi aspetti sui ragazzi dello Zimbabwe. Spero si svolgeranno altri incontri, e ritengo che questo sia il miglior modo di svolgere educazione civica all’interno delle scuole”.
“L ‘incontro è stato veramente interessante, coinvolgente e il professore Patania davvero disponibile. Sicuramente ora so molte più cose riguardo lo Zimbabwe e lo stile di vita dei miei coetanei laggiù ma, soprattutto, il professore ha avuto la capacità di farci comprendere i limiti da non oltrepassare affinché ci sia sempre un confronto corretto, al fine di avere una visione più completa di ciò che ci circonda”.
“L’incontro con il professor Patania è stata un’esperienza altamente formativa…”
“Credo che fin da subito lui abbia saputo catturare l’ attenzione e la curiosità dei molti studenti presenti, raccontandoci inizialmente non in modo complesso ma neanche troppo semplice la storia recente dello Zimbabwe. Poi ha risposto a tutte le nostre domande e soddisfatto le nostre curiosità utilizzando, oltre alle sue conoscenze sull’ argomento, anche le esperienze personali avute lì. Mi sono piaciuti insomma la preparazione di questo signore e pure il fatto che ci abbia detto, nell’avviare il dialogo, di non criticare gli usi e i costumi di questo stato.”
“Mi è piaciuto moltissimo l’incontro, poiché il signore è stato disponibile, coinvolgente e soprattutto molto gentile. Non si è fatto problemi di nessun tipo e ha risposto a qualunque cosa gli venisse chiesta.”
E ancora: ”…L’incontro mi ha piacevolmente coinvolto sia per le informazioni avute sullo Zimbabwe sia per le emozioni che il prof. Aldo Patania ha suscitato in me e credo in ciascuno di noi. Mi ha intrigato e suscitato curiosità a tal punto da spingermi a fare delle ricerche personali su questo Paese di cui ben poco conoscevo. Mi ha colpito in particolare sapere delle relazioni degli adolescenti con gli adulti e scoprire che ci sono contesti in cui i miei coetanei sono ancora limitati nelle libertà che per noi invece sono scontate.”
“Ciò che ha reso la discussione maggiormente interessante è stato, a mio avviso, il modo in cui il professore è riuscito a coinvolgere tutti gli studenti mentre raccontava ciò che ha avuto modo di vedere durante i suoi periodi trascorsi in Zimbabwe, toccando temi molto importanti per noi, come ad esempio le relazioni che nascono tra i ragazzi del luogo.”
“Non ho mai approfondito la cultura africana e da un lato forse capisco anche il perché. Non esagero se dico che mi è venuta la pelle d’oca nello scoprire la situazione delle donne in Zimbabwe, specialmente quelle dei ceti più bassi. Rendermi conto che, nonostante tutte le lotte femministe, lì è come se nulla fosse accaduto. Il tempo si è fermato. Le donne sono viste come delle macchine per generare figli e per di più valgono quanto un paio di mucche.
Il professore Patania ha impiegato una buona parte dell’incontro a spiegarci questa inimmaginabile realtà e, parola dopo parola, io rimanevo sempre più sbalordita. Non riuscivo e non riuscirò mai a credere che un padre possa vendere la propria figlia, ma soprattutto che questo atroce atto, in fin dei conti, si verifichi non troppo lontano da noi. E ciò che mi impressiona ancora di più è il fatto che per loro questa sia assoluta normalità. Non hanno l’istruzione e la condizione economica necessarie per ribellarsi.”
La voce dei nostri studenti si rivela la migliore testimonianza del fatto che questa esperienza ha già lasciato tanto in ciascuno di loro.
Non ci resta che ringraziare il prof. Patania per l’efficacia del suo intervento, la sua disponibilità e la franchezza con cui ha raccontato la sua Africa.
Prof.sse D.Leonardi e A. Reitano